sabato 1 agosto 2009

Un saluto a tutti.

Sto iniziando a riprendermi solo adesso dalle conseguenze un tamponamento subito a settembre 2008 con frattura dell'11ma vertebra.
A dirla tutta, nel frattempo mi è passata la voglia di proseguire gli esperimenti, anche perchè sul fronte yogurt ho raggiunto gli obiettivi coltivando il Biodophilus della Solgar in latte bio di capra o mucca, sempre usando OpenWarm2 a 39-40°.
Un po' mi spiace, ma considero conclusa questa esperienza. Il materiale rimarrà comunque a disposizione.
Ringrazio tutti quelli che a vario titolo hanno contribuito a migliorare i risultati delle ricerche.
Piero

domenica 17 agosto 2008

Yogurt da bere, probiotico monoceppo Acidophilus DDS-1, con o senza lattosio.

Il Lactobacillus Acidophilus è un probiotico spesso fonte di benessere, e per alcuni è un elemento indispensabile alla salute.

Come il L. Casei è stato studiato dal Dr. Shirota fin dal 1935, così il ceppo DDS-1 negli anni '50 è stato studiato dal Dr. Shahani.

Che siate d'accordo o meno con Luigi Gallo, mi sembra interessante valutare le sue opinioni, in questo caso a partire da qui.

Attenzione: prodursi questo yogurt non è per principianti, né per chi rinuncia dopo il primo fallimento, né tanto meno per chi vuole yogurt compatto e cremoso come quello decantato in TV. Per provare i benefici del DDS-1 senza autoprodurlo le alternativa sono acquistare le capsule prodotte da varie aziende. Ho già descritto in passato i motivi nutrizionali, di certezza della vivacità dei batteri appena allevati, ed economici per cui preferisco lo yogurt autoprodotto, purché con criteri igenici adeguati.

Al contrario dei classici Thermophilus+Bulgaricus, per riuscire con questi ceppi probiotici ci vuole testardaggine e volontà di provare e capire cosa si può migliorare. Agli intrepidi avventurieri in caso di fallimento consiglio di riprovare cambiando un solo parametro per volta, aiuta a capire. Potrebbe essere una buona idea procurarsi un termometro adatto. La temperatura di fermentazione è critica, secondo me l'ideale è 37°. Una volta stabilizzata per bene la procedura potrebbe essere interessante provare da 35° a 38°. Per limitare gli insuccessi, è importante che tutto il latte (o acqua+glucosio+proteine) sia alla stessa temperatura durante tutta la fermentazione. Io uso OpenWARM2, che a questo scopo funziona discretamente anche se ha ancora bisogno di perfezionamenti.

Utilizzando le capsule AcidophiPlus (Algovit), sono arrivato dopo molti tentativi a questa procedura che sembra “ripetibile”. Io ne faccio due o tre litri alla volta, in frigo durerebbero una settimana, se i facoceri di casa mia non li facessero sparire prima.

Per il momento ho fatto poche prove con capsule di altre marche e altri ceppi di Acidophilus (es. Solgar, Nature's Plus, ecc.), saranno oggetto di altri esperimenti.

La preparazione si svolge in tre fasi:

  1. Ottenere la “madre”.
  2. Rinfrescare una volta la “madre” (questa fase sembra stabilizzare la riuscita dello yogurt).
  3. Produrre lo yogurt utilizzando la “madre”, ricordando di conservarne quanto basta per usarlo a sua volta come “madre”.

Ottenere la “madre”:
  1. Preriscaldare i contenitori sigillati di latte UHT a 37°.
  2. Versare in ciascun litro di latte una capsula di fermenti, facendo attenzione di non toccare la polvere con le dita, e possibilmente coprendo naso e bocca con una mascherina. La quantità di batteri di ciascuna capsula non è fondamentale, l'importante è che siano vivi per poter innescare la coltura. L'igiene è particolarmente importante per non allevare batteri indesiderati che si moltiplicherebbero in modo imprevedibile nelle fasi successive. Non è paranoia né eccesso di salutismo.
  3. Richiudere le confezioni e scuotere bene per miscelare la polvere.
  4. Mettere al calduccio (OpenWARM2) a 37°, svitando il tappo quanto basta per evitare che un'eventuale (indesiderata) fermentazione aerobica faccia esplodere la confezione.
  5. Sempre che la temperatura sia corretta, per questa prima fermentazione è necessario un tempo variabile da 12 a 24 o più ore. I migliori risultati li ho ottenuti dopo 20-22 ore a 37°. Specie le prime volte conviene controllare spesso, perché dopo un certo punto la coltura “impazzisce” producendo un bolo giallastro e amaro immerso nel siero: in questo caso io butto e ritento. La percentuale di riuscita finora è stata del 50%, per cui in questa fase preparo due litri di latte. L'aspetto positivo è che è necessario ripeterla solo quando si resta senza una “madre” sana e attiva, nel mio caso non più di una volta al mese.
  6. Le capsule AcidophiPlus contengono alga Klamath, per cui a questo stadio lo yogurt risulterà verdastro e dal sapore erbaceo. Nessun problema, nelle fasi successive l'alga, seppur utile, verrà dispersa e rimarranno solo i batteri.
  7. A parte il verde, lo yogurt “madre” risultante si può già mangiare: non è troppo sgradevole, ma migliorerà nelle fasi successive.
  8. La presenza di siero è normale (se non c'è il bolo giallastro). Agitare bene prima dell'uso.
  9. Mettere subito in frigo per bloccare la fermentazione, lasciando a temperatura ambiente si rischia la trasformazione in bolo giallastro.
Per rinfrescare la “madre”, procedere come sopra utilizzando 50 g di “madre” invece della capsula di fermenti:
  1. Preriscaldare il latte a 37°. Ho usato vari tipi di latte UHT parzialmente scremato, con e senza lattosio. Il miglior risultato organolettico è con il latte senza lattosio, i motivi li ho già spiegati [1, 2].
  2. Con il latte intero probabilmente lo yogurt verrebbe più denso e cremoso, non ho ancora provato.
  3. Usare 50 g di “madre” per ogni litro di latte, versata direttamente da contenitore a contenitore, senza contatto con alcuno strumento e tanto meno con le mani.
  4. Fermentare a 37°.
  5. Utilizzando la “madre” basta molto meno tempo, di solito da 4 a 8 ore, probabilmente perché i batteri appena allevati sono belli vispi. Le prime volte controllare ogni ora, e anche più spesso verso la fine. Il bolo giallastro è sempre in agguato, anche se utilizzando la “madre” mi è capitato molto più raramente che con le capsule.
  6. Quando la superficie si è addensata, anche se di poco, ci sono due alternative, immagino dovute alla distribuzione della temperatura nella yogurtiera. Dopo i primi esperimenti si imparerà presto a riconoscere il caso:
  1. La parte alta è densa, ma la parte bassa è ancora liquida: in questo caso dare una mescolatina (ricordati che avevi svitato un po' il tappo), e continuare la fermentazione controllando spesso.
  2. E' tutto un po' più denso del latte: mettere in frigo subito, tenendo conto che la fermentazione proseguirà ancora un po' finché lo yogurt non va tutto sotto i 10 gradi.
  3. La “madre” si conserva in frigo per una settimana, ed anche se congelata rimangono vivi abbastanza batteri per reinnescare con successo lo yogurt.
Le volte successive, produrre lo yogurt utilizzando 50 g di “madre” per ogni litro di latte, conservandone quanto basta per usarlo a sua volta come “madre”.

In famiglia abbiamo constatato che il L. Acidophilus DDS-1 ci sta dando grandi benefici, seppure a ciascuno in modo diverso.

Il prossimo passo sarà partire da questa procedura per trovare un modo ripetibile di allevare il Bifidobacterium.

Edit 23/8/2008.
  • Marinella ha intergato le informazioni di questi appunti con un reply interessantissimo, andatelo a vedere.
  • E' normale che questo tipo di yogurt sia sieroso, conviene agitare prima dell'uso.
  • Nel caso si avvii una fermentazione aerobica che ricorda quella ottenibile fermentando il latte con il lievito di birra, lo yogurt diventa frizzante. Io l'ho consumato senza effetti collaterali palesi, nel dubbio è meglio buttare e riprovare. In ogni caso, sconsiglio di usare lo yogurt aerobico come madre, meglio ripartire dalle capsule.

domenica 3 agosto 2008

Il latte... simile!

Il latte delattosato Zymil e Candia hanno entrambi una confezione particolare, diversa dagli altri delattosati. Non so se Candia abbia copiato da Zymil o viceversa. Probabilmente nessuno dei due verrà accusato di circonvenzione di... consumatore, ma il primo dei due che dovesse brevettare il contenitor può fare soldi ancor prima di vendere il latte ;-)

Forma e colori dei contenitori sono quasi identici, i contenuti un po' meno. Ci sono notevoli differenze sul contenuto di lattosio, che è l'elemento che contraddistingue questo tipo di latte: Candia è circa il doppio (0,9% max) rispetto a quello di Zymil (0,5% max), nove volte quello del Mila (0,1% max). Nel latte normale il lattosio è circa il 4%.

Le allergie al lattosio sono rare, e in questi casi il lattosio deve essere eliminato del tutto. Invece per i due terzi degli italiani che sono intolleranti al lattosio per mancanza dell'enzima lattasi, o per altri motivi (es. Candida Albicans), l'importante è rimanere sotto una certa soglia, limite che varia da persona a persona. Minore è il contenuto di lattosio del latte, maggiore è la quantità che un intollerante ne può consumare senza conseguenze gravi.

Tutti dovremmo imparare a laggere bene le etichette, anche se la vera arte (o scienza?) rimane quella di interpretarle per capire quello che non c'è scritto:















































Marca


Lattosio (max)


Kcal 100g


Grassi


Proteine


Calcio


Carboidrati


Mila


0,1%


46


1,5% (1%)


3,3%


0,12%


4,9%


Zymil


0,5%


41


1%


3,2%


0,12%


4,9%


Accadì


0,5%


47


1,6%


3,2%


0,12%


4,9%


Candia


0,9%


45


1,55%


3,15%


0,12%


4,7%



Mila:

Zymil:

Accadì:

Candia:

domenica 20 luglio 2008

OpenWARM2, la mia nuova yogurtiera di precisione.


OpenWARM mi ha dato grandi soddisfazioni, sia perchè posso produrre in un solo colpo cinque o più liri di yogurt, sia perchè grazie al termostato digitale (14 Euro) la temperatura interna è molto più costante e regolabile con maggior precisione rispetto alle comuni yogurtiere.

OpenWARM2 nasce dall'esperienza OpenWARM e migliora alcuni aspetti:

  1. La ventolina crea una circolazione di aria che diminuisce la differenza di temperatura fra la parte alta e la parte bassa dello spazio interno.
  2. Lo spazio sopra la lampadina ora è utilizzabile.
  3. Anche lo spazio attorno alla lampadina è utilizzabile meglio: la lampadina è all'interno di un contenitore, evitando l'irradiazione diretta nelle vicinanze, che causava differenze di fermentazione in alcune zone.
  4. L'isolamento fra lampadina e termostato è migliorato, riducendone le interferenze.
La realizzazione di OpenWARM2 è semplice come quella di OpenWARM, ad esempio riutilizzando un vecchio alimentatore di Personal Computer, o una simile scatola ignifuga che possa ospitare una lampadina ed una ventola, con feritoie per far circolare l'aria e far passare i cavi.

Una volta smontato e pulito l'interno dell'alimentatore, la ventola torna al suo posto collegata direttamente ad un alimentatore (anch'esso di recupero), nel mio caso di un vecchissimo lettore cd guasto. La lampadina va collegata fra la presa (interna) del 220V ed il termostato elettronico d'ambiente (io ne ho usato uno costato 14 Euro che si può impostare con una precisione di 0,1 gradi fino a 40°). Un comunissimo cavo da 220V per PC completa il tutto.

Il mio contenitore esterno è lo scatolone della tostiera, misura 50x30x30 cm, ed ho sotto-alimentato la ventola a 5V invece di 12V, per cui rimane assolutamente silenziosa pur generando una circolazione sufficiente. Se si usa un contenitore esterno particolarmente voluminoso, conviene alimentare la ventola a 9V o 12V, e probabilmente usare una lampadina da 100W invece dei 60W che ho usato io. La ventola è polarizzata, il suo alimentatore và collegato con la polarità corretta altrimenti la ventola non gira.

La ventola espelle l'aria dall'alimentatore, che va posizionato nel contenitore esterno in modo da lasciare spazio sufficiente al passaggio dell'aria dalle griglie.

Adesso che dentro OpenWARM2 la temperatura fra parte alta e parte bassa è più omogenea, spero di riuscire a fare lo yogurt con i fermenti più difficili, e più interessanti, come quelli mono-ceppo Bifido o Acidophilus, che fin'ora sono state bestie difficili da domare, ma che sono fra i più utili per il nostro organismo.

Licenza d'uso (la stessa di OpenWARM).
Anche OpenWARM2 è una cavolata e non credo meriti tanto, ma non si sa mai. Quindi a scanso di equivoci pubblico OpenWARM2 sotto licenza d'uso GPL v3, e pubblico quanto scritto su OpenWARM2 con licenza d'uso Creative Commons v2.5 (By-Nc-Sa).

lunedì 14 luglio 2008

Kefir senza lattosio

Incredibile, l'ho trovato al supermercato (Penny Market). Lo chiamano "Latte di Kefir", ed è yogurt vaccino fermentato con bacilli completamente diversi sia dai nostri classici (Thermophilus e Bulgaricus) che dai probiotici più diffusi (Acidophilus (LA...), Casei (LC...), BifidoBacteria (BB...), ecc.). L'etichetta riporta i ceppi usati: Saccharomyces Cerevisiae [lo conosciamo come lievito di birra], Lactobacillus Brevis, Leuconostoc Lactis, Propionibacterium.


Ricordo che per la legge italiana si può definire yogurt solo il latte fermentato con Thermophilus e Bulgaricus, il che a qualcuno può tornare comodo quando definisce il prezzo di un qualcosa che in pratica è yogurt, produrlo costa pressochè lo stesso, ma ha più effetti benefici e soprattutto ha un nome che suona meglio.

Il sapore del “Latte di Kefir” è decisamente diverso dai nostri probiotici. Primo, perchè questo “yogurt” non sembra essere elaborato ed additivato al pari dei nostri prodotti commerciali, e secondo perchè i batteri fermentano in modo diverso con effetti organolettici altrettanto diversi.

L'ho provato con esito più che positivo su tutti i fronti:
  1. Il mio Kefir ha fermentato regolarmente, chiaro segno che il “Latte di Kefir” conteneva bacilli vivi.
  2. Il mio Kefir ha un sapore decisamente migliore di quello usato per l'innesco. Il mio è più delicato, meno acido e più denso. Per il momento li considero segnali positivi.
Ecco la ricetta, attualmente insisto ad eliminare il lattosio, comunque con il latte normale la ricetta è la stessa: 1 litro di latte (ho usato latte Mila senza lattosio) preriscaldato a 37°, 100 g di “Latte di Kefir” a temperatura ambiente, 8 ore di fermentazione a 37°, 2 ore di raffreddamento lento a temperatura ambiente (24°), poi raffreddamento e conservazione in frigorifero entro 8°. Tempi e temperature potranno essere corretti per ottenere risultati migliori.

Ho congelato una parte di “Latte di Kefir” e una parte del mio “Kefir senza lattosio” per provarli in seguito. Parte dei batteri moriranno, ma fin'ora i superstiti una volta scongelati hanno sempre tenuto alto l'onore della loro specie fermentando regolarmente il latte.

L'unica incognita è la proporzione fra i ceppi batterici nel mio Kefir, probabilmente diversa da quella del “Latte di Kefir” originale, per cui per il momento non ho idea degli effetti del riutilizzo del mio Kefir come innesco per i Kefir successivi, riutilizzo che fornisce risultati prevedibili nella composizione batterica solo per gli yogurt mono-ceppo, come Yakult ed altri ottenibili con le capsule (es. Solgar Acidophilus, ecc.).

Questo “Latte di Kefir” purtroppo per arrivare da noi fa molta strada, troppa per un prodotto "fresco". E' prodotto a Kunin nella Repubblica Ceca (www.mlekarna-kunin.cz, il sito è quantomeno scarno).
Noi Italiani siamo bravi a produrre schifezze additivate ma rispettose dei termini di legge, per cui resta la speranza che i Cechi siano più bravi di noi, almeno nel Kefir.

Il costo è incredibilmente irrisorio, un Euro al litro. Un terzo dei nostri yogurt... popolari. Dove sarà la fregatura? Alle budelle l'ardua sentenza.

lunedì 7 luglio 2008

Latte senza lattosio.

Da qualche mese preferisco usare latte senza lattosio (SL). Secondo me tutti dovrebbero provare ad eliminare il lattosio almeno per qualche settimana, vi spiego perchè.

A tre quarti di noi il lattosio crea qualche problema, e la maggior parte di quei tre quarti non lo sa. Non c'è solo l'intolleranza (da non confondere con l'allergia alle proteine del latte) o la difficoltà di assimilazione. C'è la Candida Albicans, e altri disturbi che potrebbero essere indirettamente aggravati dal consumo di lattosio, ma per i quali è difficile fare un collegamento diretto, rischiando che il frettoloso medico di turno se la cavi con una diagnosi di “stress”.

Il latte SL ha le stesse calorie, ma è più dolce di un equivalente latte normale. Il latte normale contiene circa il 5% di lattosio, che non è poco. Prova a mettere 50 grammi di zucchero in 950 grammi di acqua, e vedrai quanto viene dolce! Il lattosio non è molto dolce ma fa le stesse calorie dello zucchero (saccarosio). Il latte SL è ottenuto usando l'enzima lattasi per scindere ogni molecola di lattosio (più una molecola d'acqua) in una molecola di glucosio e una di galattosio. Guardare una molecola di lattosio ci aiuta a capire: il lattosio è un disaccaride, uno zucchero graficamente composto da due “palle”, mentre glucosio e galattosio sono monosaccaridi, con una “palla” ciascuno. Il lattosio non lo metabolizziamo, mentre glucosio e galattosio sì. L'enzima lattasi, comune nei bambini e che poi si riduce fino a sparire (l'ipolattasia è normale negli adulti, chi non ce l'ha è per motivi genetici), scinde il lattosio in glucosio e galattosio. In carenza di enzima lattasi, il lattosio scorrazza per l'intestino e può creare problemi, ma torniamo alla dolcezza. Il glucosio è molto dolce, più dello zucchero bianco (saccarosio), e i 5 grammi di lattosio diventano più dolci se scomposti in 2,5 di galattosio e 2,5 di glucosio, ma in totale sono sempre 5 grammi di “zuccheri”, che sviluppano più o meno le stesse calorie.

E lo yogurt? I fermenti lattici si moltiplicano “mangiando” lattosio, ma in genere gradiscono anche il glucosio, l'ho sperimentato anche con la bevanda probiotica senza latte (acqua, proteine della soia e glucosio). Ogni lactobacillo ha le sue preferenze, alcuni metabolizzano anche il fruttosio, altri no, ma il glucosio sembra gradito a tutti i lactobacilli che ho provato ad... allevare.

Il latte di leone marino non contiene lattosio, quello di renna ne ha la metà di quello di mucca, ma alle nostre latitudini è più facile trovare il latte delattosato. Il latte SL si trova abbastanza facilmente nei supermercati, considerato che lo producono anche Parmalat (Zymil, meno dello 0,5% di lattosio, 1,70 Euro al litro) e Granarolo (Accadì, meno dello 0,5% di lattosio, 1,70 Euro al litro). Il preferisco il Mila SL (meno dello 0,1% di lattosio, 0,95 Euro al litro al supermercato Tosano). Il latte Mila sulla confezione dichiara “No OGM**”, tuttavia sulla confezione non sono riuscito a vedere alcun riferimento che spiegasse i due asterischi.

Trasformando il latte in yogurt, il poco lattosio ancora presente dovrebbe essere eliminato dai fermenti, che poi passano a papparsi il glucosio.

Leggo spesso in giro che a chi ha problemi con il lattosio non viene sconsigliato lo yogurt “normale”, perchè:

  1. il contenuto di lattosio nello yogurt è ridotto, i fermenti moltiplicandosi se ne sono pappati una buona metà;
  2. il rimanente lattosio se lo dovrebbero pappare più tardi i pronipoti dei fermenti dello yogurt, moltiplicandosi nel nostro intestino.
La seconda motivazione mi lascia perplesso, dal momento che i fermenti dello yogurt “normale” (Thermophilus e Bulgaricus) non sono in grado di arrivare massicci all'intestino perchè sono vulnerabili all'acidità dello stomaco, alla salinità della bile, e per moltiplicarsi hanno bisogno di temperature diverse da quelle del nostro intestino. Ecco perchè io uso lactobacilli “probiotici” (Acidophilus, Bifodo, Casei, ecc.) e li “allevo” a 37°, la stessa temperatura che troveranno nell'intestino.

Ecco, questi sono i motivi che mi hanno spinto a provare il latte e lo yogurt SL, e con queste premesse io consiglierei a tutti di provarlo per qualche settimana. Se non si avvertono benefici salutari od organolettici, si fa presto a tornare al latte normale. Naturalmente nel perido di prova conviene eliminare tutte le fonti di lattosio, a partire dai latticini, ma anche salumi ed altri cibi conservati. Leggere le etichette è fondamentale, e poi si scoprono un sacco di cose. Come i motivi per cui mettono il lattosio nei salami industriali.

Nei formaggi molto stagionati, con una fermentazione nell'ordine degli anni, il lattosio dovrebbe essere molto ridotto. Un esempio ne è il Parmigiano Reggiano invecchiato almeno 36 mesi. Da quando ho scoperto e verificato questa caratteristica, acquisto solo Parmigiano di oltre 48 mesi e ne abbiamo tratto benefici. Per la cronaca, sembra che questi formaggi contengano poco lattosio (fonte): Asiago, Caciocavallo, Caciot a toscana, Certosino, Emmental, Fontina, Gorgonzola, Grana Padana, Parmigiano, Mascarpone, Mozzarella, Pecorino fresco, Pecorino romano, Provola affumicata, Provola dolce, Provolone piccante, Robiola, Scamorza, Stracchino, Taleggio.

Valori nutrizionali di Zymil, Mila SL, Accadì:

sabato 5 luglio 2008

Sono tornato, tremate!


Dopo lunghe peripezie in questo mondo ed in altri, rieccomi con i mei nuovi appunti.

Attenti, io vi ho avvertito.